Qui nel Masai Mara, tutto riconduce ad un tempo lontano in cui l’uomo doveva ancora collocarsi nella propria nicchia dominata dalla grande fauna. Il Regno dei leoni è a rischio, la riserva del Masai Mara sopravvive grazie al turismo ma la minaccia del bracconaggio è sempre in agguato.
Due leonesse osservano pazientemente la mandria di Gnù, in attesa del buio e di un punto debole da attaccare.
I cuccioli sono numerosi in questo nucleo familiare, per questo l’esperienza delle leonesse dovrà ricorrere alla migliore strategia di caccia.
Da tre giorni il cielo è coperto da un velo grigio, nonostante sia la stagione secca, la pioggia continua a cadere incessantemente. Il terreno fangoso trasforma le buche in pantani sempre più difficili da superare anche con le quattro ruote motrici del fuoristrada. Ieri, a causa della fitta pioggia, che oscurava la vista dal parabrezza, sono quasi finito contro un branco di elefanti mimetizzati dagli alberi”. Ad accompagnarmi in questo lavoro c’è Steven, Ranger della Riserva Masai Mara che collabora con il Kenya Wildlife Service nelle attività di monitoraggio e anti bracconaggio. Uno dei suoi compiti più interessanti è senza dubbio quello di osservare lo stato di salute dei grandi felini della Riserva. Da quindici giorni seguo Steven nei suoi percorsi attraverso la savana e ogni tanto c’è il tempo per svolgere qualche piccolo affare quotidiano.
Steven è un Ranger che lavora nella Riserva del Masai Mara in Kenia. Prima di diventarlo era un guerriero Maasai, come molti dei suoi colleghi. Guadagna poco ed è spesso lontano dalla sua famiglia, che vive in un villaggio raggiungibile solo in macchina. La sua famiglia è l’unica del villaggio ad avere un generatore elettrico a benzina per la corrente, che viene acceso solo qualche ora al giorno. Steven e la sua famiglia non posseggono una macchina.
Dietro la sopravvivenza di una riserva come il Masai Mara, ci sono molti interessi economici legati al turismo ma la minaccia del bracconaggio è sempre in agguato. Steven, come altri Guardia parco è un ex guerriero Maasai e da ragazzo aveva preso parte a Omalayio. La caccia di gruppo che prevede l’uccisione di un grande leone maschio, come rito di passaggio all’età adulta del guerriero Maasai. La sua famiglia possiede alcuni appezzamenti di terreno fuori dalla riserva, che lui stesso affitta alle guide dei safari turistici. Una mattina raggiungiamo un piccolo accampamento dove incontriamo William, un africano bianco, guida turistica dei safari. Il braciere del fuoco è ancora acceso mentre alcuni Maasai fanno la guardia all’entrata delle tende. “William ha condotto i turisti in un safari notturno fino alle prime luci dell’alba e ora deve pagare la sosta sulla mia terra” afferma Steven. Ci intratteniamo con l’ottimo tè locale quando William avanza a Steven la richiesta di un turista del gruppo. E’ stato individuato un vecchio leone estromesso dal branco. Il turista ha chiesto di abbatterlo pagando la tassa consentita per legge. In Tanzania e Kenya, diverse popolazioni di leoni rimaste al di fuori delle aree protette risiedono adiacenti alle comunità rurali, dove vengono cacciate.
Una volta al di fuori delle aree protette, i leoni entrano in contatto con le popolazioni umane, dove possono infliggere gravi danni attraverso la depredazione del bestiame e a volte le vittime sono gli umani, di conseguenza corrono il rischio di essere uccisi dalle persone. I leoni non sono i predatori più dannosi in termini di costi effettivi di depredazione ma sono una minaccia visibile per i pastori. In Tanzania la caccia al leone è legale al di fuori dei parchi nazionali tramite un permesso di caccia sportiva. Tutti gli altri casi di caccia al leone sono illegali. In Kenya tutta la caccia, compresa quella ai leoni, fu vietata nel 1977. Tuttavia, l’uccisione di leoni è legale se l’autore può provare che era in difesa della propria vita o della proprietà, compreso il bestiame.
Sorte ancora peggiore per elefanti e rinoceronti, dato l’alto valore delle zanne e dei corni, che una volta asportati vengono spediti all’estero e venduti sul mercato nero. Un problema che viene aggravato dalla corruzione di alcuni funzionari governativi.
Durante la spedizione abbiamo incontrato i leoni per tre volte e in entrambe le occasioni erano gruppi di famiglie distinte tra loro. Una mattina vicino al nostro accampamento, un branco di leoni ha ucciso due Gnù e al nostro arrivo i maschi erano ancora intenti a sbranare le carcasse. Al nostro appello manca ancora una famiglia, formata da un nucleo numeroso di leoni più giovani, ma a pochi giorni dalla conclusione del mio incarico le speranze di riuscire a trovarla diventano sempre più remote.
Al ventiduesimo giorno, Steven ed io decidiamo di separarci.
Alle prime luci dell’alba un grande leone maschio ha ucciso uno Gnù al confine con il Serengeti. Se la caccia avviene fuori dalla Riserva, entrando in territori non protetti, i leoni rischiano di far parte del Game Trophy: “la caccia legalizzata per i turisti che desiderano un trofeo”.
I leoni occupano spazi di territorio molto vasti, fino a 260 km²
Il Masai Mara è una riserva di oltre 1500 km² ma in questa stagione tra luglio e ottobre si compie la grande migrazione degli Gnù e i predatori non hanno bisogno di spostarsi molto per trovare cibo. Fortunatamente questo gruppo di leoni compie tragitti abbastanza circoscritti tra la sponda a sud del Sand river non oltre il confine con Oloololo Escarpment.
Durante il giorno mi dirigo verso le zone in cui potrebbero iniziare la caccia notturna. Compiendo anelli di circa 300 metri intorno alla zona di appostamento. “Spero di avvistarli prima del loro risveglio o che capitino all’interno del percorso per seguirli fin dai primi spostamenti”.
Nel tempo che mi resta di questa indimenticabile avventura, posso riflettere sulla condizione che sto vivendo: “Immerso in un ambiente del tutto selvaggio, ho incontrato specie di ogni tipo ed è difficile non pensare che molte di queste specie erano presenti in diverse altre regioni del pianeta. Purtroppo alcune di queste, tra cui i leoni, sono stati sterminati nel secolo scorso dal bracconaggio e dalla caccia dei turisti arrivati a colonizzare l’Africa”.
Nella Riserva del Masai Mara, gli animali sono relativamente al sicuro da ogni genere di pericolo introdotto dall’uomo ma la minaccia resta costante. I leoni sono in pericolo nell’intero continente, così come gli altri grandi felini.
Le popolazioni sono ridotte a poco più di 20.000 unità, presenti in alcuni stati africani, mentre sono solo 300 gli individui di leoni asiatici sopravvissuti e costretti a vivere in un ristretto range di territorio nel santuario della Gir Forest in India.
I naturalisti prevedono una drammatica diminuzione nei prossimi venti anni, talmente alta da considerare la possibilità di un totale declino della specie.
L’invasione dell’habitat da parte dell’uomo è la principale causa dell’estinzione di molte specie animali e vegetali. In Africa, gli agricoltori e gli allevatori di bestiame hanno posto numerosi confini che hanno negli anni depredato il territorio, causando l’allontanamento di molti predatori e la morte dei cuccioli privati del cibo necessario alla sopravvivenza e quindi alla futura riproduzione della specie.
I grandi parchi e le riserve sono una soluzione eccellente per la tutela della specie.
E’ grazie al lavoro svolto in queste aree che gli animali possono continuare a vivere liberi e protetti.
Come spesso accade, altri disagi si susseguono: “le infezioni di cimurro canino, virus letale trasportato dai cani e dal bestiame di allevamento, i pesticidi, a volte causa involontaria della morte di alcune specie animali … altre volte killer premeditato da parte di allevatori senza scrupoli”.
In altre circostanze sono i pastori Masai che per paura di essere aggrediti o per difendere il bestiame uccidono i felini che hanno invaso il loro territorio. La convivenza tra gli allevatori e i grandi felini è difficile ma non impossibile.
Diversi piani regolatori sono stati introdotti dall’African Wildlife Service e dai vari rappresentanti di Stato per arginare il problema.
Non tutti gli allevatori vogliono uccidere i felini ma a volte, pur di non perdere il bestiame sono costretti.
Nello Stato del Botswana, sono previsti rimborsi per ogni capo di bestiame ucciso dai felini ed è garantita una ricompensa per la loro cattura. In seguito, i felini catturati, saranno prelevati, trasportati e reintrodotti in un territorio selvaggio.
I grandi Parchi e le Riserve sono una soluzione eccellente per la tutela della specie. E’ grazie al lavoro svolto in queste aree che gli animali possono continuare a vivere liberi e protetti.
Il Masai Mara, nello Stato a sud ovest del Kenya è una delle più grandi riserve statali in cui vivono migliaia di animali selvaggi. Nel periodo tra luglio e ottobre si compie la spettacolare migrazione degli Gnù, più di due milioni di esemplari attraversano le praterie dalla Tanzania al Kenya, per partorire e nutrirsi della fresca vegetazione cresciuta dopo la stagione delle piogge.
Mancano solo due giorni al termine della spedizione e non vi è ancora traccia dell’ultima famiglia di leoni…
Quando l’ultimo acquazzone si abbatte violento sul terreno fangoso, anche l’ultima speranza si dilegua lasciando spazio alla rassegnazione.
Seguendo le mandrie di Gnù, la possibilità che ho di avvistare il gruppo di leoni aumenta.
Allo stesso tempo, in questa stagione il cibo è talmente abbondante che i predatori si saziano con grandi quantità di carne per poi digiunare per alcuni giorni. In questo caso e per mia fortuna, la famiglia di leoni è numerosa e sono costretti a cacciare frequentemente.
Una leonessa adulta attraversava la strada a pochi metri da me.
Incredulo la osservo passare fino a vederla scomparire nella vegetazione bassa. La seguo a piedi nascosto nell’erba, poi si ferma dopo aver raggiunto un’altra leonessa. E’ solo dopo qualche minuto che, posando lo sguardo alla mia destra noto a pochi metri altri leoni sdraiati nascosti dall’erba. Erano tre maschi adolescenti di circa due o tre anni.
Li avevo trovati!
Il nucleo era composto da due femmine adulte, tre maschi e una giovane femmina.
Dopo quasi due ore passate con loro e dopo aver scattato anche i ritratti per Steven, sarà una delle leonesse a farmi capire che il tempo era scaduto.
Un ruggito profondo nella pioggia scrosciante e il suo sguardo puntato nel mio, chiudono questa splendida opera messa in scena da madre natura. La pioggia sembra accompagnare i leoni che si allontanano dalla scena per un “bis” che purtroppo non ripeteranno, ma la speranza e la fiducia è che nel futuro siano altri ad assistere alle prossime interpretazioni.
L’Africa è davvero la culla della vita.
In questi luoghi si possono rievocare sensazioni ancestrali. Dagli odori pungenti portati dal vento, ai paesaggi che nascondono le grandi sagome degli animali e i rumori che si acutizzano alle orecchie per distinguere l’acqua del fiume che scorre, dal calpestio dell’erba di un predatore in agguato. Qui tutto riconduce ad un tempo lontano in cui l’uomo doveva ancora collocarsi nella propria nicchia dominata dalla grande fauna.
CREDITS
Reportage for – Roaring rain leoni del Kenya
Photography, article and video by Flavio Oliva
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